Il debutto della scuderia Hass nel difficile mondo della F1 è realtà. Dopo una seria e concreta preparazione, poco fa su Internet è stata presentata la nuovissima VF-16, monoposto chiamata a fa debuttare nei migliori dei modi questa interessante squadra americana. Per evitare le negative esperienze di Caterham, Marussia e HRT degli anni scorsi, oltre ad ingaggiare una ottima coppia di piloti composta da Romain Grojean e il rietrante Estebam Guettierez, la struttura fondata da Gene Haas si è affidata a partner importanti del calibro di Dallara e Ferrari. Una intelligente cooperazione che ha portato alla creazione della VF-16, vettura che non nasconde il filo diretto con Maranello mantenendo comunque una propria identità. La mano del cavallino rampante la si vede nel disegno della scocca, la power unit, il cambio e la sospensione posteriore, mentre vi è un lavoro personale già a cominciare dalla forma del muso, totalmente diverso rispetto a quello della SF15-T e meno estremo di quello recentemente visto nella bianca/rossa SF16-H. La sospensione anteriore è a schema push rod ma è priva del il triangolo inferiore a diapason, così come la parte posteriore è completamente lavorata in funzione del flussi aerodinamici, favorendo del grande lavoro fatto dai motoristi in rosso questo inverno per quanto concerne l’ingombro della Power Unit italiana: “Ferrari, che è nostro partner tecnico, ci ha fornito la power unit. Questa ha definito in maniera significativa sulle proporzioni del retrotreno della nostra vettura” conferma Gunther Steiner, team principal della nenonata scuderia americana”.
“Il nostro obiettivo con questa nuova vettura è siglare dei punti. Ora però dobbiamo essere in grado di entrare in pista e mostrare che siamo capaci di poter stare in Formula 1, che possiamo finire le gare e che siamo rispettati dagli appassionati e dagli altri team . Dopo tutto ciò, vogliamo siglare dei punti. Questo è il nostro obiettivo finale”, ha concluso. Centrare già al primo anno di esperienza nella massima formula la Top-Ten, per poi diventare pian piano una realtà sempre più nota: “Haas Automation ha una grande reputazione negli Stati Uniti e voglio che questa cresca anche in tutto il resto del mondo. Il collegamento con il brand della Formula 1 è il modo migliore per farlo crescere e farlo diventare un marchio globale” ha detto il fondatore Gene Haas. Un progetto quindi che sta già impianto profondi radici, mentre nella pista di Barcellona la squadra è impegnata nel primissimo shakedown della monoposto, sfruttando i 100 chilometri permessi dalla Federazione per “motivi commerciale” (tattica utilizzata in contemporanea anche dalla Ferrari). Già domani vi sarà il primo confronto con le altre scuderie iscritte al campionato, ma quello visto sino ad oggi punta decisamente nella giusta direzione.
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Riccardo Cangini