Test Formula 1 Barcellona: analizziamo i dati di queste due settimane

Quando Bottas è uscito dai box la mattina del primo giorno di test a Barcellona, si è subito messo a lavoro registrando giri lanciati in successione mentre gli altri si limitavano a dei semplici giri di installazione e questo ci ha fatto capire che le Frecce d’Argento erano ancora le vetture di riferimento.

È stato uno spettacolo di forza brutale e provocatorio, una dimostrazione della loro forza che ha confermato, ancora una volta, che in Mercedes sono i migliori in quello che fanno. Potevano illudere tutti quanti, dando l’impressione che in questa stagione anche gli avversari avessero qualche speranza di vittoria, ma non avevano nessuna intenzione di rinunciare alla loro competitività, diventata quasi una sorte di vizio per loro.

Hanno revisionato il loro pacchetto aerodinamico, migliorandolo e rendendolo più efficiente, hanno evoluto la loro Power Unit e hanno messo a punto un sistema innovativo chiamato Dual Axel Steering (DAS), divenuto l’argomento principale dei test già dal secondo giorno e che ha di colpo invecchiato le altre monoposto.

Non solo stavano vincendo la battaglia fisica, ma stavano anche trionfando sul campo di battaglia mentale. Ma non era tutto così semplice per la squadra di Brackley. Ed ecco cosa possono raccontarci questi 6 giorni intensi di test a Barcellona.

Test non perfetto per Mercedes

Mercedes ha concluso la prima settimana in cima alla classifica, scendendo a soli sei giri dalla barriera dei 500 giri e incoraggiata dai suoi sforzi. La seconda settimana è iniziata nella stessa maniera, ma poi sono arrivate le preoccupazioni. D’altronde, anche loro sono umani. Hanno perso un intero pomeriggio dopo che un’anomalia della pressione dell’olio ha spento il motore di Lewis Hamilton per precauzione.

Niente di preoccupante se questo episodio si fosse limitato alla sola Mercedes n°44, ma quando anche un team clienti, la Williams per la cronaca, ha avuto quattro diversi problemi con la Power Unit in sei giorni di test, qualche pensiero lo inizi a fare. E quando sei costretto a scendere in pista con un motore “strozzato” per non incappare in problemi di affidabilità, i pensieri aumentano e anche se hai un passo gara da paura, rischi di non doverlo concretizzare nel modo corretto durante la stagione.

È stato anche evidente che l’uso del loro sistema DAS nella seconda settimana è stato molto meno frequente, specialmente durante i long run, il che suggerisce che forse è il suo uso principale e dove ottengono i maggiori guadagni, è durante la qualifica.

Nel complesso, tuttavia, la Mercedes ha disputato in gran forma questi test, lasciando Barcellona con ben 903 giri all’attivo, pari a 13 Gran Premi di Spagna e 59 passaggi in più rispetto a quelli registrati dalla Ferrari, che è stata la più stakanovista nella seconda settimana di test con 490 giri in totale.

 

La Mercedes ha anche primeggiato sui long run, mantenendo un distacco di 1 secondo al giro rispetto alla Ferrari e 1,1 secondi rispetto alla Red Bull mentre questo distacco sale rispettivamente a 1,6 per Red Bull e 1,7 per Ferrari nelle simulazioni di qualifica.

La realtà è che il divario non sarà così grande quando arriveremo alle qualifiche in Australia, ma dimostra che la Mercedes è ancora il team di riferimento per la stagione 2020.

C’è da precisare una cosa, analizzando i dati, ed è che Mercedes si è concentrata sulla simulazione gara solamente nella prima settimana mentre Ferrari e Red Bull hanno distribuito il lavoro nelle due settimane di test, quindi non c’è stato un vero e proprio confronto diretto.

La Ferrari faceva girare il motore ai livelli più bassi per la maggior parte del tempo, mentre la Honda ha trascorso molto tempo lavorando su impostazioni e dimostrando affidabilità, nascondendo qualche decimo nelle loro reali prestazioni.

La Renault “cavaliere” oscuro, in tutti i sensi

La Racing Point è stata senza ombra di dubbio la sorpresa di questi test, con la loro Mercedes rosa (si, perchè richiama moltissimo la Mercedes W10 della passata stagione), anche se, dati alla mano, a stupire più di tutti è stata la Renault.

Il team francese è al secondo posto per quanto riguarda le simulazioni di qualifica, ad un secondo dalla Mercedes e rifilando mezzo secondo ai diretti avversari della Racing Point, mentre nei long run, tempi alla mano, sono stati di un decimo più lenti della McLaren. Ma la statistica che sorprende di più, è il guadagno che hanno avuto in termini di prestazioni rispetto all’ultimo Gran Premio del 2019, quello di Abu Dhabi, prendendo sempre la Mercedes come riferimento.

Sono migliorati di un incredibile 2,91%, con Haas che ha realizzato un guadagno del 2,63%, McLaren in aumento dell’1,19% e Williams 0,92%.  All’altra estremità della scala, un pò preoccupante per coloro che sperano in una lotta più stretta per la vittoria, la Red Bull ha perso lo 0,7% rispetto Mercedes e Ferrari lo 0,5%.

L’avvertenza qui è che Abu Dhabi e Barcellona sono piste molto diverse, e una situazione di fine settimana di gara è molto diversa dai test, ma è comunque un confronto interessante. C’è poi da aggiungere che nei test, per fare contenti gli sponsor, molto spesso si cercano i temponi da record, realizzati con gomme nuove e pochi litri di benzina, giusto per far vedere la proprio macchina nelle zone “calde” della classifica.

Ferrari, una grande incognita

Lo scorso anno la Ferrari è stata la più veloce, dando l’impressione di essere la monoposto da battere, quest’anno invece ha brillato a sprazzi e la sua velocità sul dritto non è stata poi così tanto sorprendente, caratteristica che nella passata stagione le ha permesso di vincere a Spa e a Monza, finendo più volte sotto gli occhi della FIA per presunte irregolarità.

A Barcellona, nonostante il capo della Ferrari Mattia Binotto insistesse sul fatto che non nascondessero nulla, era chiaro dai nostri dati che la velocità della Ferrari in rettilineo aveva subito un duro colpo, risultando più lenta sia di Mercedes ma anche di Alfa Romeo che monta la stessa Power Unit del Cavallino. E il fatto di essere più lenti rispetto ad un team clienti, che per natura tecnica avrà una monoposto dall’aerodinamica simile alla “mamma” di Maranello, ci fa pensare che in Ferrari abbiano deciso di girare con qualche cavallo in meno.

La Ferrari non avrà brillato come velocità massima ma nelle curve lente, che l’anno scorso rappresentavano in grosso problema per il Cavalino, si è dimostrata superiore anche alla Mercedes.

Ci sono tre sezioni considerate “lente” a Barcellona: curva 5, curve 10-11 e le curve 14-15 (la chicane nell’ultimo settore). In quelle aree, la Ferrari ha un vantaggio di 0,3 secondi rispetto alla Mercedes, mentre ha mantenuto un piccolo vantaggio nelle curve veloci (circa 0,05 secondi).

È stato nelle curve a media velocità (curve 1-2, curva 4, curve 7-8, curve 12-13) dove la Mercedes ha primeggiato, annullando il suo ritardo in curva rispetto alla Ferrari.

Cosa ci dobbiamo aspettare nella nuova stagione?

Sicuramente la Mercedes sarà la vettura da battere anche per il 2020, ma la sua supremazia rischia di essere messa alla prova da problemi di affidabilità, riscontrati anche dalla Williams. L’unica a non aver avuto intoppi è stata la Racing Point, ma questo è dettato dal fatto che hanno “copiato” la Mercedes della passata stagione che aveva le pance laterali con una apertura meno ristretta.

A battersi con le Frecce d’Argento ci saranno sempre Ferrari e Red Bull, anche se nei dati sopra riportati queste due scuderie non ricoprono le posizione di vertice. Semplicemente si sono nascoste e nei loro quartier generali sanno benissimo quanti decimi hanno nascosto a Barcellona.