Ricomincia alla grande la stagione di test ride moto targata Giornalemotori, e lo fa con una moto tanto attesa dal grande pubblico per molteplici ragioni. Stiamo parlando della nuova Aprilia Dorsoduro 900, moto che rappresenta il desiderio della casa di Noale di prendersi una fetta importante di mercato, il quale considerando l’uscita di produzione della KTM SMC 690 R (rimpiazzata da Husqvarna 701), comprende solamente Ducati Hypermotard in qualità di diretta rivale sotto molti aspetti.
Sfortunatamente il meteo non ci ha aiutato durante lo svolgimento del test, all’interno del quale abbiamo percorso più di 1200 km in sella alla Dorsoduro. Ciononostante, alcuni elementi della moto in questione hanno reso più facile l’approccio alle sfavorevoli condizioni meteorologiche; ne parleremo in dettaglio in seguito.
Aspetto e Sensazioni
Il primo impatto con la Dorsoduro lascia presagire che si tratti di un curatissimo mezzo stradale, il quale ha però ben poco a che fare con un compromesso tra naked e supermoto. Infatti, in questo caso possiamo tranquillamente considerare l’Aprilia come un vero e proprio motard stradale. L’altezza della sella (870mm da terra) non favorisce l’approccio di chi ha statura inferiore ai 175cm, ed il peso non propriamente contenuto (parliamo di 186kg a secco) accompagnato da un baricentro alto, rendono la moto non appetibile ad alcune tipologie di clientela; ma in fondo chi sceglie un motard stradale incorre nelle stesse caratteristiche anche scegliendo qualsiasi altro mezzo concorrente alla Dorsoduro.
In generale, la moto appare davvero curata nei dettagli, nulla viene infatti lasciato al caso. Alcuni particolari come la testa del motore colorata dello stesso rosso del traliccio, la presenza di elementi in carbonio qua e là, rendono la Dorsoduro un mezzo ben distinguibile soprattutto dalla maggior parte dei prodotti giapponesi.
Lo schermo TFT da 4,3 pollici è al passo coi tempi ed è in grado di mostrare una grande quantità di informazioni tra cui consumo medio ed in tempo reale, impostazioni relative all’ ATC (Traction Control) e all’ ABS, oltre che a potersi connettere con l’app gratuita per smartphone Aprilia Media Platform, utile per avere un recap delle proprie informazioni sempre a portata di mano.
Basta poco tempo per comprendere il funzionamento delle impostazioni visibili sullo schermo TFT; con un solo cursore posto sul blocchetto sinistro del manubrio, si riesce ad intervenire strada facendo e settare le proprie preferenze in maniera davvero agevole. Per poter però entrare nel menù contenente le impostazioni relative a display, cruscotto, oppure per scegliere di disattivare l’ABS è necessario parcheggiare la moto sul cavalletto laterale ed in folle.
Il display è inoltre fotosensibile e dunque si adatta cambiando lo sfondo in nero in assenza di luce, per facilitare la lettura delle informazioni. Le ordinarie spie contornano il display TFT , mentre all’apice dello stesso sono posti dei led colorati che si illuminano dall’esterno verso l’interno indicando il progressivo raggiungimento del limitatore di giri oppure segnalano l’intervento del traction control.
Motore
Il 900 attuale non rappresenta altro che l’evoluzione del già collaudato 750; tramite l’aumento della corsa da 56,4 mm a 67,4 mm a Noale sono riusciti a raggiungere la nuova cilindrata, lasciando però pressoché invariata la cavalleria espressa dal propulsore (attualmente 95,2 CV). Il dato più interessante è però quello relativo alla coppia; pur considerando l’intervento limitatore delle normative Euro4, la coppia massima passa da 82nm a 4500 giri del vecchio 750cc a 90nm a 6500 giri del nuovo V2 900cc.
Il motore rispetta esattamente le caratteristiche generali della moto, ovvero la versatilità e il divertimento nella guida; ciò è ulteriormente confermato anche dallo scoppiettante doppio scarico di serie sottosella, marchio di fabbrica Dorsoduro sin dal lancio della prima serie. Pur rispettando le sempre più stringenti normative antinquinamente Euro4 (facile accorgersene anche attraverso la presenza di un catalizzatore piuttosto ingombrante sottosella), il sound non è niente male e presenta scoppietti in rilascio in perfetto stile supermoto.
Aprilia si dimostra inoltre sempre all’avanguardia per le soluzioni tecniche; il comando del gas è gestito tramite ride-by-wire alleggerito di ben 550 grammi rispetto al precedente comando (anch’esso ride-by wire). Ricordiamo inoltre che a tal proposito, la casa di Noale fu la prima ad introdurre un comando gas gestito diversamente dal classico cavo metallico su Shiver 750 e Dorsoduro 750 sin dal 2007.
La disponibilità di coppia a bassi e medi regimi rende la Dorsoduro fruibile in molteplici situazioni, ma il propulsore esprime il meglio di sè su percorsi tortuosi, complice la morbidità di erogazione nonostante l’abbondante coppia a disposizione.
La Dorsoduro è però in grado di cambiare radicalmente anima e carattere, grazie all’aiuto delle 3 mappature selezionabili anche in movimento. Diversamente da quanto accade con altri modelli, in questo caso è abbastanza semplice identificare in quale mappatura ci si trovi, dato che la moto risponde in maniera davvero distinta ed il sound si adegua alla pacatezza oppure alla prontezza della risposta del comando gas.
Ecco dunque le 3 mappature selezionabili :
- Touring : Mappatura standard, sfruttabile nella guida di tutti i giorni.
- Sport : Risposta pronta e decisa del comando gas, freno motore più accentuato, perfetta per divertirsi.
- Rain : Risposta dolce e morbida del gas, potenza massima tagliata rispetto ai 95 CV delle altre due mappature, utilizzabile in condizioni di grip non ottimale.
In generale, il pacchetto elettronico gestito dalla centralina Marelli 7SM è davvero eccelso ed a prova di neofita; anche in condizioni di bagnato oppure asfalto sporco, il traction control settato sul livello massimo (magari accompagnato dalla mappatura rain) permette davvero di spalancare senza problemi. Il traction control è una novità su Dorsoduro, e rappresenta inoltre il fiore all’occhiello della gestione elettronica Aprilia. L’ATC è quindi settabile su 3 livelli (con crescente incisività dello stesso. Per circolare normalmente il livello 2 potrebbe essere un buon compromesso, dato che i livelli 1 e 3 sono rispettivamente troppo tollerante e troppo incisivo con uno stile di guida stradale. Onestamente devo confermare che grazie all’accuratezza ed alle possibilità di personalizzazione dell’elettronica, non ho avuto alcun problema a completare gran parte del test su superfici bagnate; la Dorsoduro ha sempre trasmesso una sensazione di sicurezza anche grazie all’ABS, di cui parleremo nella prossima sezione.
Cambio e frizione (idraulica) rispettano gli elevati standard motoristici; e pur essendo appena uscita dal rodaggio, la nostra Dorsoduro si è sempre comportata egregiamente e con gran fluidità nelle cambiate. Gli unici due nei individuabili potrebbero essere la mancanza di cambio elettronico e la facilità con la quale la moto raggiunge temperature altine (ma comunque sempre sotto controllo) nel traffico. Tornando al primo dei due punti, un mezzo del genere se equipaggiato con un quickshifter (magari pure up-and-down), rappresenterebbe l’apoteosi del divertimento.
Sospensioni ed Impianto frenante
Aprilia conferma la propria eccellenza ciclistica anche con nuova Dorsoduro 900; monoammortizzatore Sachs (posto a lato, stile vecchia Kawa ER-6N) e forcella Kayaba sono entrambi regolabili in precarico e nell’idraulica in estensione, ma già in configurazione di fabbrica convincono sin da subito, dimostrandosi dunque sia volti all’assorbimento delle asperità del manto stradale, che al sostegno se stressate in condizioni di guida sportiveggiante. La cura dimagrante della vecchia “settemmezzo” Dorsoduro prosegue poi con i nuovi cerchi a tre razze sdoppiate, che permettono di perdere 2 ulteriori chilogrammi di peso rispetto al precedente modello a listino.
Convince anche l’impianto frenante, che anteriormente è composto da pinze ad attacco radiale a 4 pistoncini e doppio disco da 320 mm, mentre posteriormente è costituito da un singolo disco da 240 mm ed una pinza a singolo pistoncino. Le pinze sono marchiate direttamente Aprilia, mentre l’ABS a due canali è fornito da Continental. Dal menù principale (accessibile solo in folle e con cavalletto in aperto), è possibile disattivare il sistema ABS, ma personalmente consiglio di farlo solamente in pista, dato che su strada rappresenta un aiuto quasi fondamentale per ogni possibile tipo di imprevisto. Peccato in questo caso non poter optare per il disinserimento parziale dell’ABS (ovviamente riferendoci alla disattivazione del posteriore), il quale sposerebbe perfettamente caratteristiche ed attitudini motardistiche del mezzo in questione.
Soffermandoci sul discorso motard, ho notato come pur essendo definita stradale, la Dorsoduro non ne voglia sapere di essere guidata come se fosse una via di mezzo tra una naked ed un motard; lo stile di guida più produttivo e sicuro è senza alcun dubbio quello motardistico!
La generale sensazione di sicurezza e di controllo che la Dorsoduro riesce a trasmettere, è anche dovuta alle fantastiche Dunlop Qualifier II (ANT 120/70 ZR 17, POST 180/55 ZR 17) equipaggianti la motocicletta; la tecnologia multimescola le rende perfette per accompagnare ogni tipo di guida ed ogni tipo di superficie. Non ci vuole molto per raggiungere la temperatura ottimale, e nemmeno dopo un utilizzo per qualche turno in pista dimostrano segni di cedimento legati al raggiungimento di temperature troppo elevate.
Per chi? Dove?
Partendo dal presupposto che la Dorsoduro non sia concepita per la percorrenza di lunghi viaggi e tratte autostradali, ho comunque deciso di esaminare il comportamento della moto anche in queste circostanze. Naturalmente la totale assenza di protezione aerodinamica e la rapportatura piuttosto corta non rendono favorevoli i viaggi lungo autostrade e superstrade, ma è comunque possibile tenere velocità di crociera elevate relativamente alla tipologia di moto presa in considerazione. La velocità massima raggiungibile supera di poco i 200 km/h, ma già da 150 km/h in su, gli spostamenti d’aria creano turbolenze abbastanza pericolose, per cui tutto sommato eviterei questo tipo di tragitti se non strettamente necessari.
In città la Dorsoduro scalda e scalpita abbastanza, un consiglio potrebbe essere quello di settarla in mappatura rain per poter gestire più dolcemente il gas e sgusciare nel traffico nelle ore di punta.
Anche la pista non è l’habitat naturale della Dorsoduro, ed il principale fattore caratterizzante tale fatto è il peso. Contrariamente ai motard meno stradali e più racing, i 186 kg a secco della Dorsoduro si fanno sentire nella guida estrema. Tuttavia, non è impossibile oppure impensabile fare un paio di track day all’anno anche con pneumatici di serie, i quali come riferito precedentemente si adattano anche alla guida al limite tra i cordoli.
Tra i tornanti montani e le strade tortuose la Dorsoduro esprime il meglio di sè, quindi consiglierei l’acquisto a chi vuole una moto estremamente divertente, che trasmetta sicurezza, ma non sia intenzionato ad intraprendere viaggi troppo lunghi.
Il prezzo di 9540 € la colloca in una posizone abbastanza competitiva per il mercato attuale, mentre l’unica colorazione disponibile (Adrenalinic Silver) è quella corrispondente alla moto in test, e rispetta la linea Aprilia Racing. Naturalmente, i ragazzi di Noale hanno cercato di tradurre i 54 successi mondiali in varie categorie (tra cui 7 nella categoria Supermoto) nel DNA della Dorsoduro, riuscendo ad ogni modo ad offrire un prodotto valido e che rispetti le aspettative di chi voglia guidare in maniera divertente e con impostazione motardistica, ma rinunciando agli svantaggi di motard nettamente più racing e per questo meno adatti alla circolazione stradale.
Il catalogo optional Aprilia disponibili per la Dorsoduro è volto sia all’aumento del comfort di guida (set borse laterali semi rigide, sella gel più comoda della standard), che alla personalizzazione estetica del mezzo (specchietti in alluminio, set leve racing, indicatori di direzione a led). Da segnalare la possibilità di acquistare la Dorsoduro in versione depotenziata a 35 kw, guidabile dunque sin da 18 anni se in possesso di patente A2.
Per concludere, parliamo anche di consumi; la Dorsoduro ha sempre avuto la fama di essere una moto piuttosto assetata. Ciò, accompagnato dal fatto che il serbatoio abbia una capienza di 12 litri, sottolinea come l’attitudine tourer non rappresenti una caratteristica fondamentale per la moto di Noale. Tuttavia, non si parla comunque di consumi fuori di testa; ad andature medio-veloci è difficile scendere sotto ai 15 km/l, garantendo dunque una discreta autonomia.
Pregi : Divertimento assicurato/Pacchetto elettronico a prova di neofita
Difetti : Autonomia piuttosto limitata/Assenza Quickshifter
Nicolò Modena