Arc Vector, mi dispiace

Quella che doveva essere la rivoluzionaria moto del secolo, si è trasformata in un mare di delusione per i suoi stessi investitori. Presentata ad Eicma 2018, Arc Vector non è entrata nel cuore del pubblico dato che era la prima moto elettrica del momento. Diciamo, più che altro, che il pubblico non era ancora avvezzo. Ancora non si conosceva questo “misterioso” mezzo di trasporto alternativo, era solito vederlo solo nei film ultrafuturistici. E se c’è ancora adesso scetticismo su questo nuovo mezzo di trasporto, non stupiamoci del suo crollo finanziario.

Questa non era una semplice moto elettrica, lo si poteva intuire dal suo prezzo che si aggirava intorno ai cento / centodieci mila euro. Il prezzo, ben al di sopra delle altre concorrenti, includeva all’interno un kit che collegava la moto al pilota. Spieghiamoci meglio.
Il kit comprendeva un casco, un paio di guanti e tuta che si collegavano via bluetooth alla moto per mostrare al pilota tutti i dati necessari per poter controllare la salute della bolide.

Il progetto c’era, gli investitori c’erano, la materia non mancava. Cos’è andato storto? Il mercato ha parlato. Gli acquirenti non sono stati abbastanza per poter dare la rampa di lancio a questo rivoluzionario mezzo. Anche il più grande/bel progetto, se senza acquirenti, fallisce. Questa start up inglese è solo una delle tante che hanno avuto a che fare con la bancarotta. Ma non per questo dobbiamo pensare che si fermerà qui l’evoluzione delle moto elettriche. Ne vedremo delle belle nei prossimi anni.