
Quando c’è stata la notizia che la Toro Rosso si sarebbe legata alla Honda come fornitore di Power unit, proprio da queste pagine abbiamo lanciato una pietruzza che voleva muovere lo stagno, per una probabile apertura della RedBull al costruttore giapponese come alternativa allo storico partner Renault. La cosa si è concretizzata nel 2018. Dopo i deuldenti risultati frutto del matrimonio con McLaren, la Honda era costretta a ricostruire tutto il lavoro cancellando la sequela di fallimenti maturati fino a quel momento. Infatti tutti sanno che il periodo che legava il costruttore giapponese al team britannico è stato costellato di ritiri, che avvenivano una gara si e l’altra pure. Le accuse del team al motorista reo di aver progettato una power unit complessa, delicata, e soprattutto poco potente, ha sportato l’attenzione dando la colpa di tutto il fallimento alla Honda. Ma il tempo è galantuomo, ed oggi sappiamo che la Honda non era il responsabile di quel fallimento, o almeno non solo. Da quando si è legata al team di Faenza, la Honda ha cominciato a maturare risultati utili, buone prestazioni che consentono un moderato ottimismo per il futuro.
Certo, c’è da dire che comunque tra i motoristi in Formula 1 la Honda è comunque quella che ha messo in campo il maggior numero di power unit, ma questo non è un elemento negativo e l’esperienza con Toro Rosso è stata una sorta di laboratorio viaggiante per capire realmente i limiti. Una sorta di adesso o mai più per risolvere i problemi di potenza e di affidabilità.
Un lavoro fatto talmente bene che la RedBull, stanca di essere inascoltata dalla Renault che comunque considerava il team anglo-austriaco un team cliente, anche per una questione di concorrenza interna ha forzato la mano ai dirigenti della RedBull. A Marko et company serviva un grande costruttore che lavorasse per loro, che producesse una power unit che si adattasse alle esigenze dei telaisti ed aerodinamici senza troppi capricci. E qui casca l’asino! La Honda si è trovata a meraviglia con la Toro Rosso proprio per il fatto di poter lavorare in libertà, potendo disporre del telaio e dell’aerodinamica per far funzionare al meglio la sua power unit, un lavoro di simbiosi con i tecnici di Faenza che ha consentito una crescita sia in termini di prestazioni che di affidabilità.
Ma alla RedBull ci sono personaggi come Adrian Newey, un uomo che pensa alle Formula 1 come modelle che nel peso forma sono comunque obese. La sua aerodinamica da sempre veste come un abito troppo attillato le sue monoposto. Un vestito che nel caso della Honda potrebbe essere asfissiante. Per quanto i giapponesi abbiano considerato la situazione in cui si andranno a cacciare sposandosi con la RedBull, rischiano di avere una moglie troppo simile alla britannica McLaren.
D’altra parte i giapponesi sono anche un popolo dalla innegabile testaccia durissima. Gia nel campionato americano della Formula Indycar, dopo un bel po di apprendistato e qualche rottura anche eccellente, hanno vinto il titolo, con pestazioni ed affidabilità all’altezza, quindi c’è la possibilità che abbiano realmente capito come far funzionare la loro power unit con la potenza adeguata anche in condizioni difficili. Del resto la nuova Formula 1 quella dell’era power unit ibrida, il motore ha una importanta maggiore che nell’epoca d’oro Redbull.
Senza potenza non ha senso avere un aerodinamica impeccabile. La Honda potrebbe essere la soluzione che mancava ai bititari. Se ciò dovesse essere vero, dopo un periodo di apprendistato iniziale potrebbero iniziare un percorso vincente che ricorderebbe il periodo che andò dal 1986-1991 dove la Honda come motorista su Williams prima e Mclaren poi, vinse tutto ciò che c’era da vincere, a fare da contraltare oggi come allora la Ferrari. Se non fosse per l’incognita nuove regole per il 2020.
La speranza per gli appassionati è che questo matrimonio possa portare ad un maggiore spettacolo. Avere tre team, almeno tre piloti per la lotta al titolo indipendentemente dal colore per cui si tifa è fondamentale per la salvaguardia della Formula 1. Oggi un ulteriore competitor alla Mercedes porterebbe ad un numero di vittorie in meno per arrivare al titolo, purchè ci sia un team che sappia gestire una concorrenza di più agguerrita che mai.
Daniele Amore